A Piazza San Giovanni il 15 ottobre 2011 c’eravamo tutte/i! Zona 22 verso la manifestazione nazionale di sabato 9 febbraio a Teramo

09.02.2013 15:00

Il 15 ottobre 2011 in tante e tanti ci siamo incamminate/i nelle strade della capitale e ci siamo sentite/i parte di quel famoso 99% che da Wall Street ad Atene stava costruendo un movimento globale contro la speculazione finanziaria e le politiche di austerity, responsabili della crisi e della messa in ginocchio di interi paesi. 
In trecentomila a Roma abbiamo assistito alla potenza di un movimento che stava prendendo vita, ma abbiamo anche assistito alla violenza che i poteri forti hanno esercitato nei confronti di quel corpo, collettivo, forse ancora troppo poco maturo per sopportare e reagire a tale sfida. In Piazza San Giovanni, la polizia si è scagliata contro il corteo spezzandolo, manganellandolo, violentandolo. Hanno tentato di traumatizzare e spaventare. Molte/i di noi hanno rischiato di essere investite/i dai blindati lanciati a velocità esagerate, altre/i sono stati colpite/i dagli idranti, altre/i ancora hanno deciso di reagire e di resistere a quelle ingiustificate e criminali cariche per consentire al resto del corteo di avanzare e di non rimanere intrappolato tra i lacrimogeni e i manganelli. Abbiamo costruito insieme pratiche di resistenza e di autodeterminazione, seppur in modo eterogeneo e differente tra le fila del lungo corteo.

I capri espiatori e il monito. 

La magistratura ha, però, tirato le somme con una sentenza esemplare: lo scorso 7 gennaio sono state inflitte pesantissime condanne a 6 anni di reclusione e 60000 € di risarcimento a 6 ragazzi abruzzesi accusati di essere coinvolti negli scontri. La loro colpevolezza è stata desunta dal fatto che una fotografia li ritraeva nei pressi di un blindato in fiamme. 
Noi pensiamo che questa sentenza costituisca un chiaro atto intimidatorio esercitato nei confronti di coloro che si erano messi in cammino per attaccare la crisi globale, per difendere i vecchi diritti e per conquistarne di nuovi. 
Viviamo in un Paese i cui poteri forti, politici, economici e giuridici, pensano di poter soffocare la rabbia degna di intere generazioni con sentenze punitive e con la privazione della libertà, attraverso fogli di via, obblighi di firma e carcere. 
Ma come si può avere il coraggio di punire il danneggiamento di un bancomat o l’incendio di un cassonetto avvenuto durante una manifestazione pubblica, di fronte alla gravità di una crisi sistemica causata dal saccheggio esercitato da pochi, noti ma impuniti, nei confronti di tante/i, soffocate/i da mutui, affitti, licenziamenti e povertà?
Interpretare la conflittualità sociale mossa dal bisogno di sovvertire la precarietà e dal desiderio di cambiamento, come problema di ordine pubblico, appare, ai nostri occhi, troppo banale e fuorviante.
In questo momento, due attivisti sono in fuga dall’ingiusta condanna, inflitta a 11 anni di distanza dal G8 di Genova per il reato di devastazione e saccheggio, altri tre stanno scontando la pena in carcere; centinaia di attiviste/i in tutta Italia subiscono limitazioni della libertà, per aver difeso il proprio territorio dalla devastazione del Tav, come succede in Val Susa, per essersi opposti alla costruzione delle discariche, come succede in Campania, o semplicemente per aver desiderato e provato a costruire un mondo migliore.
Per questo, sabato 9 febbraio saremo a Teramo, a fianco delle compagne e dei compagni di Azione Antifascista Teramo, in corteo con tutte/i coloro che non intendono fermarsi davanti ai ricatti e alle intimidazioni, per esigere l’immediata abolizione del Codice Rocco, ed in particolare del reato di devastazione e saccheggio, risalente al ventennio fascista, e la fine della criminalizzazione di chi lotta per la libertà e per la giustizia sociale, a partire dai 6 ragazzi abruzzesi condannati per i fatti del 15 ottobre. 
La questione “carceri” in Italia è drammatica, tanto che persino la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato il sovraffollamento e le condizioni di vita dei detenuti. La Ministra Severino si è detta “avvilita”. Noi crediamo che non serva avvilirsi ma che si debba agire, svuotando i luoghi di detenzione, a partire dall’immediata scarcerazione degli attivisti.
Chiunque voglia partecipare alla manifestazione di sabato 9 febbraio 2013 e voglia raggiungere Teramo insieme agli/alle attivisti/e di Zona 22, può contattare …..
Mail: zonaventidue@gmail.com // Tel: 3296590866
Partenza da San Vito Marina @ Zona 22 ore 13.30 il concentramento a Teramo è previsto per le 15.00